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sábado, 17 de noviembre de 2012

BAHRAT.Atlantida.12.000 anni prima di Cristo.




        

BAHRAT. ATLÁNTIDA.

12.000 anni prima di Cristo.



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In verità, in verità vi dico:

Nel tempo passato è il mio futuro, perché è vero che nel tempo futuro vi è il mio passato.

In verità, io dico ancora:

Ciò che nel tempo fu, nel tempo è e sarà.

“Poi vidi, quando egli ebbe aperto il sesto sigillo: ed ecco si fece un gran remoto, ed il sole divenne nero come un sacco di pelo e la luna divenne tutta come sangue.

E le stelle del cielo caddero in terra, come quando il fico scosso da un gran vento, lascia cadere i suoi ficucci.

E il cielo si ritirò come un libro sconvolto, ed ogni montagna ed isola fu smossa dal suo luogo”.

Ed in verità, in verità vi dico: Io Eugenio, uomo che fu e che è nel tempo della vostra generazione, in verità io vi dico: che le montagne, e le isole furono smosse dal loro luogo anzi tempo che, Egli Giovanni, lo descrisse come futuro di là da venire nel tempo di altre generazioni.



In verità avvenne che le montagne e le isole furono smosse dal loro luogo e con loro immense terre navigarono come gusci nell’immensità del furioso mare. Molte terre furono sconvolte ed altre divorate dagli abissi profondi degli oceani. L’un continente si strappava dall’altro come foglia di carta tenera e simile ad un ramoscello in balìa del furioso vento; or entrava nel mare ed ora usciva alla luce. Altra non ritornava più innanzi agli occhi dei futuri.



Ed io vidi per volontà di Dio, perché io fui in quel tempo come or sono, uomo, e vidi ad occhi aperti ciò che qui vi narro.



Allora ero fanciullo ed è passato tanto tempo che ancor mi pare un lungo sognare. Eppure, è tanto vero quel che fu e vidi che, ritornando al tempo ormai remoto di dodicimila anni, ritrovo ancora le medesime cose di allora, quando il volto del mondo era un altro e diverse erano le cose e la condotta degli uomini.



Quel che videro i miei occhi, ricordo or che ho trentatré anni: Ed io vidi ciò che l’animo mio conserva e che vi narro poiché il tempo è vicino. Ed allor tempo che dista da questo circa dodicimila anni, quando i templi e i nidi degli uomini erano giacigli ricchi di fiori e di odori ed ogni cosa voleva essere come l’eterna musica dei cieli. Il sole splendeva come non mai, e la sua luce penetrava in ogni più remoto angolo della terra. Il mormorio del vento era docile, e lieto come una carezza degli Angeli si posava ovunque soffice e caldo. Dall’una all’altra sponda della terra la voce lieta delle anime felici vibrava nello spazio come un dolce incanto dall’alba al tramonto; e gli uccelli, senza timore e con gaio cinguettio, volavano intorno agli uomini ed alle cose ancor più gaie e più felici. La musica adornava di grazia le anime rapite dal puro amore e in ogni cuore giaceva morbida la bontà e la dolcezza dello spirito. La notte non sembrava notte e in ogni anima non trovava sonno per la bellezza che le stava intorno. Ed il verde dei campi e tutte le cose che in grembo alla natura stavano erano di strana bellezza. Le carovane, gente in letizia, andavano per di là o ritornavano con il cuore pieno di viva speranza. Era quello il tempo dello Spirito o della saggezza. Ed io ben ricordo, mai l’umana gente conobbe affanni, né tristezza velò mai d’ombra i pensieri degli uomini.



Avvenne dopo che l’umana gente si gonfiasse d’orgoglio e che la creazione venisse turbata sì da rendere il dolce della vita e del cuore tanto amaro e divennero cosa comune come una sola colonna. Avvenne pure che la lieta voce dell’anima non era più come una volta e che dall’una all’altra sponda della terra non echeggiava più il canto lieto della felicità della umana gente. Nel cuore degli uomini l’amore allo Spirito di Dio diveniva fioco, e tristezza ed affanno penetravano crudelmente nel cuore delle genti.



Molti in preda a fiamme d’orgoglio e di odio praticavano malefici intendimenti con Re e Sacerdoti; e sia gli uni che gli altri si impregnarono di malefica arte ed eressero templi con figure d’oro e di pietra rara, dando così agli occhi e togliendo e negando la gioia dello Spirito. L’opera del male aveva in molti di loro fiaccato l’amore e la saggezza verso le cose dello spirito, ponendo innanzi al bene il male dell’odio e dell’orgoglio.



Avvenne che il fratello nutrisse odio per l’altro fratello e che il padre nutrisse odio verso i figli. L’uno cercava di colpire l’altro con medesima crudeltà. Il male ed il tormento logoravano lentamente il buono ed il felice delle loro anime, e molti di essi caddero intieramente nei peccati più gravi, demolendo e logorando ciò che Dio aveva così largamente profuso e con tanto amore donato.




Passarono così molti anni; e le cattiverie si moltiplicavano vertiginosamente nel cuore degli uomini. Dio non doveva essere più felice, e la Sua tristezza era profonda per l’opera che gli uomini avevano intrapresa. Non si videro più carovane di uomini pieni di speranza in cuore, bensì colonne interminabili di esseri abbrutiti e malvagi, legati all’insegnamento ed all’ordine dei Re e dei Sacerdoti. Non vi era più pace; e per pochi soltanto il tempo dei Padri e degli Avi divenne un mito di grande speranza nel tempo.



DAL LEMURIANO ALL’ATLANTIDEO
25.8.1952

Scrivendo ciò che scrivo non è né passatempo né esibizionismo.

In tali tempi duri e gravi è cosa del tutto inopportuna far l’una o l’altra arte.
Ciò che questo scritto contiene è tutto dettato da una lacrima di Dio venuta sulla terra: nient’altro che Voce Sua.
E chi lo vuole credre lo creda; di me c’è soltanto la penna, il tempo e l’invito a leggerlo.

Prima ancora che “sentissi” in me questa Lucente Lacrima di Dio, non meno degli altri giovanni della mia età ero spensierato e fin troppo pieno di fascino per le terrene cose; ero, insomma, ben diverso di come oggi mi sento.
Mi ricordo l’esatta data del “richiamo” 23 marzo 1952, due giorni prima del mio trentatreesimo compleanno.
Era una tiepida giornata dell’inquieto mese di marzo e camminavo tranquilamente per una vida della mia città natale, Catania.
Ad un tratto sentii un strano presentimento; qualcuno mi seguiva, cercava in un modo de tutto strano di farsi sentire.
Brividi di freddo mi passarono per tutto il corpo mentre una voce interna mi diceva:

“IO SONO UNA LACRIMA DI DIO E IL MIO NOME E’: BAHRAT”.

Lo sgomento che provai non potei mai dimonstrarlo, né posso dire come, da allora, io non sia più ritornato a ritrovare la personalità di un tempo.
Cercavo in tutti i modi di svagarmi, ma tutto risultava inutile. Ero divenuto diverso, ero divenuto un altro, guidato da una forza mistriosa ma infinitamente saggia e sapiente,. Passarono tanti giorni e tante notti privi di riposo, mentre la voce mi diceva:

“NON PROVAR SGOMENTO PER QUELLO CHE SENTI. SEI TU IL DISENGATO DAL SACRO COLLEGGIO DELLE SETTE STELLE CHE SONO I SETTE SPIRITI DI DIO.
RASSERENATI, QUESTA È LA TUA MISSIONE ED IL TEMPO È PUR VENUTO”.

Tutto il giorno era una continua esortazione, e mai da allora ho cessato un solo istante nell’ammaestramento della Divina Sapienza, dell’Inconoscibile e del conoscibile, del bene e del male, di tutto quanto è sepolto nella notte dei tempi.
ebbene, lo sgomento passò e adesso mi sento estremamente felice per aver superato la prova più tremenda di questa mia esperienza, perche è cosa difficile a credere, per me non vi è né spazio né tempo ed in varità, credetemi, potrei toccare l’ultimo dei Cieli con lo sdopiamente della mia personalità.
Ora desidero rimanere quel che sono divenuto e mi sentirei disperatamente perduto se quella Voce cessasse dentro di me.
Essa è come il profumo di un fiore di Loto sperduto in un rosaio dell’Etrna Luce ove il canto della beatitudine fa felice il sogno eterno degli splendori spirituali.
Mi sentirei veramente perduto, un attimo solo diverso di come oggi sono.

Non posseggo che una povera cultura elementale, ma ciò ha poca importanza ed in merito la Lacrima di Dio così si esprime:
“L’ARTE TERRENA NO È SIMILE ALL’ARTE DIVINA; CIÒ CHE PIÙ IMPORTA È CONOSCERE MEGLIO SE STESSO PENSANDO BENE ED OPERANDO OTTIMAMENTE”.

Inoltre dice ancora:

“CHI NON PARLA CON LA SILENZIOSA VERBA DELLO SPIRITO, NON POTRÀ  MAI CONOSCERE E COMPRENDERE LA GRANDE DIFFICOLTÀ CHE INCONTRA COLUI O COLEI CHE VUOLE TRADURRE LA VERBA DEL SILENZIO IN VERBA TUONANTE".

Oggi per me non esistono difficoltá di sorta. Non vi sono più segreti.
Ascoltate questo racconto, dichiarando a priori a quegli scettici, che io definisco creature senza colpe, l’augurio che un giorno possano anche loro comprendere quanto sia utile aver fede ed ubbidenza a quelle cose spirituali che, come la Lacrima di Dio, non si vedono e neppure si toccano e che al cospetto dell’ Omnipossente sono più coscienti e più prossimi di quanto non lo siamo noi con tutta la nostra sviscerata fede.

Un giorno, e per essere esatto il 7-8-1952 presso una locaità chiamata Monte Po, in Catania, ricevetti da Bahrat (la Lacrima di Dio, mio Maestro) questa interessantissima dichiarazione che mi rimase interamente in mente, (cosa tanto strana perché la mia memoria, solo poco tempo prima di tale avvenimento, era assente) e che scrissi subito dopo rientrato in casa.
Il racconto ebbe cosi inizio:

“Questo mondo che vi nutre e vi contiene non è esso libero di operare come vuole.
Esso segue scrupolosamente quelle Leggi Universali che governano lo sviluppo e quindi le cause e gli efetti della sua crescita.

E’ vero che il mondo è ben diverso di ogni cosa che in esso vive per la sua natura cosmologica e per il tempo con cui si misura la sua esistenza.
Per voi, un anno e composto di soli 365 giorni, un tempo assai breve di fronte a quello Cosmico che conta ben 25.000 anni, una eternità di fronte all’attimo fuggente de è la vostra vita. Ma ciò è minima cosa per poter comprendere la diversità e nell’insieme la grande importanza di quel principio indistruttibile ed eterno per cui ogni cosa, dal minerale all’uomo, si evolve risolutamente nella sua grande opera Universale.
Ora il mondo percorre il sentiero della evoluzione avvicinandosi sempre più verso il suo settimo sviluppo. Molti scettici, ben lontani dal credere alle profetiche voci degli inviati, volgiono conoscere la fatale data del 2000.
Dì, a costoro, che nei tempo remoti molti si salvarono per aver avuto fede e per aver creduto alla voce dell’anima.
Ed ora ascolta e medita poiché ciò che io ti dico avvenne in quel lontano tempo in cui la terra e tutti gli altri pianetti, esclusi alcuni loro satelliti, sono come realmente oggi gli uomini pensano, nati dal Sole, ma in realtà nessuno sa come essi siano scaturiti dalle viscere solari, né sanno come alcuni loro satelliti si siano a loro volta formati.

In quel tempo il volto del vostro mondo era ben diverso di come oggi vi appare (figura 1)
Imaginate il mondo di 600.953.000 anni roteava attorno a un asse che abbia negli estremi poli l’attuale Monte Everest a Nord e le terre dell’altipiano Boliviano a sud.

Da tale immaginazione potete ben comprendere quanto diversi fossero in quel tempo il suo volto ed i suoi lineamenti, prima che si verificasse il grande cataclisma che li doveva completamente mutare.
E’ vero che vi riuscirà impossibile scorgere il grande e civile Continente Mu-Tolteche che fu culla della più potente razza umana dalla pelle rosso scuro, né tanto meno potrete rendervi conto di un altro Continente ove gli uomini della pelle color mimosa vissero felicemente e ricchi di tutte le conquiste della scienza. Di questo ultimo ancora qualche cosa rimane dianzi ai vostri occhi.
Il grande Continente Cià, l’attuale Borneo, le Felippine, Sumatra non sono altro che le vertebre contorte e spezzate di quella inmensa solla di terra, allora popolatissima, prosperosa nell’arte e nelle scienze. Ed infine l’infelice sorte di quell’altro Continente ove i popoli della bionda pelle vissero anche loro –nella più stupenda di tutte le terre del mondo – la storia di tutte le arti Divine. La Groenladia a gran parte delle isole dell’alto Canada vi dicono quale fu la gelida agonia dell’inmenso Constinente scomparso sotto il mento del candido riposo.
Ma come tutte le cose dell’Universo e per quella infallibile Legge che governa e regge lo sviluppo e quindi il mutamento che si comtempla nell’ascesa evolutiva, il mondo non poteva sottrarsi in alcun modo a tale forza che sovrasta tutte le cose create, così come noi non possiamo sottrarci, anche se lo desideriamo, a quelle Leggi che regolano il nostro sviluppo e, per tale causa, a quei mutamenti che ci fanno grandi, intelligenti e che modificano la nostra natura fisica. Ma mentre in noi le convulsioni più critiche della crescita avvengono in cicli di tempo che vanno da sette anni in sette anni, ben diverse sono le convulsioni per il mondo i cui cicli settenari vanno da settecentomilioni in settecentomilioni di anni, divisi in altrettanti cicli settenari di minore intensità emotiva.

Ed infatti, ciò che avvenne in quel tempo fu causato da una convulsione principale di un ciclo settenario del suo cosmologico sviluppo. 
Per dimostrarvi, in modo approssimativamente scientifico, la sua convulsione, eccovi un povero ma pur rapido esempio:



Immaginate di vedere un bimbo che si diletta nel gonfiare con una cannuccia una comune bolla di sapone.
Questa , per effetto del soffio si gonfia man mano che il bimbo soffia, si dilata continuamente allungandosi dalle due estremità prendendo una forma più o meno ovale; ma immaginate cosa succede quando la bolla di sapone ormai grande e fin troppo ovale: la bolla di sapone si contrae per assumere la forma sferica mentre tutta la superficie è costretta a muoversi disordinatamente per adattarsi in un nuovo asse e quindi in un nuevo equilibrio.

Immaginate ciò che per esempio vi ho dimostrato e, se potete, senza terrore sostituire la bolla di sapone con il nostro mondo. 

Evidentemente vorreste anche sapere come avviene per il mondo.

La crescita o, come volete, lo sviluppo del mondo è di natura cosmologica e per tal motivo non si può dimostrare così semplicemente como si può imaginare. Però, le visioni che ancora eternano nello spazio immortale dell’immenso mondo spirituale, sono rimaste più nitide nell’anima trascendentale dell’umanità.
Gli avvenimenti remoti non si dissolvono da quel corpo che, seppur invisibile ed in gran parte incompreso, rimane sempre impregnato di una capacità conservatrice assai più potente e duratura di quanto si possa credere.

Cercare le testimonianze sufficienti per avvalorare tali rivelazioni, sono sforzi vani per coloro che sfuggono la realtà del valore dello spirito. Ed io non ho mai sfuggito l’ordine interiore della coscienza atavica, mi sono sentito avvolto da quelle misteriose capacità che mi hanno dato l’amore di una verità tanto vasta da superare anche l’incomprensibile parola del silenzio. 

Ed è per questo che non cesso un solo istante di sentirme felice e di comprender ed amare più che mai il valore della vita.
Gli Avi, gli Iniziatori del cammino di questa umanità, conobbero il tempo più grande della storia del mondo.
Nessuna creatura nasce dalle viscere della terra e coloro che per primi videro il mondo, non spuntarono né dalle acque né dalle viscere della terra, ma vennero da un mondo che oggi sguardiamo con vigoroso amore nell’alto del Cielo.
La natura del nostro mondo è cosmologica e le sue leggi sono del tutto diverse da quelle che governano la nostra crescita, il nostro movimento, la nostra nutrizione ed i nostri sentimenti. Noi ci agitiamo nelle nostre sofferenze fisiche e spesso, dopo gli affanni che apporta la crescita, ci dimentichiamo facilmente di ciò che abbiamo patito.
Ci notiamo più altri, più grossi o più magri, insomma, ci vediamo diversi. La crescita apporta appunto questo in noi ed in tutte le cose che sono animate. Ebbene, anche questa grande palla che noi chiamamo mondo, soffre gli affanni della crescita e non meno di noi si agita nelle sonvulsioni della sua natura ogni qualcolta raggiunge il suo punto critico, il suo ciclo principale. 

L’idea degli effetti apocalittici che si manifestarono nel passato, quando la convulsione raggiunse il massimo della sua emotività è terrificante, tanto terrificante da annullare completamente il nostro mistero ed insignificante orgoglio.
La deriva dei continenti non può rimanere più un segreto nè rimarra un segreto la storia dell’Atlantide, del Mù, del Cià; continenti scomparsi nello scontro titanico delle forze della natura in un movimento apocalittico.

Gli spaventosi, terrificanti effetti non sono rimasti privi de storia ed i nostri Antenati ben si guardarono, e per lunghissimi millenni, di ritornare a valle.
I lamenti del mondo, le sue sofferenze non ebbero il nostro tempo né si lenirono tanto facilmente. La spaventosa contrazione de tutta la superficie del Globo provocò effeti di indescrivibile portata, tale da mutare radicalmente la posizione dei mari e dei Continenti.

L’asse su cui la terra roteò per milioni di anni si spostò da Nord verso Sud-Ovest (Himalaya, Asia) ed a Sud verso Nord-Est (Alpipiano-Boliviano, Sud America). Gran parte di Continenti divenne un blocco omogeneo di crosta spaventosamente contorta e compressa dal titanico urto. I mari in confuso movimento accavallarono e coprirono gran parte di superficie terrestre. Le zone che maggiromente soffrirono l’immane urto e le spaventose compressioni sono rimaste per il tempo futuro l’effige reale del terribile caos apocalittico. 
Grandi montagne si formarono ed immense terre sottomarine emersero alla luce dell’opaco sole.
Le Alpi, i monti Urali, le Alpi Scandinave, gli altopiani dell’Asia minore, dell’iran, del Caucaso parlano il medesimo linguaggio mentre di più ci dicono le alte montagne dell’Himalaya dove l’urto ebbe i più tremendi effetti, tali da ridurre in pezzi gran parte del vasto e popolato Continente Cià.
Ben poco è rimasto, e le attuali isole della Sonda, Filippine, Borneo, Sumatra ecc, ecc, sono ancora oggi il quadro reale del grande e civile Continente distrutto. Ma non meno minori furono i grandi sollevamente che si verificarono in quel tragico cataclisma nelle zone dell’America del Sud, dell’america del Nord e dell’Africa.
Ci appaiono ancora oggi muti, avvolti in un arcano fascino che sa di mistero e di terrore. Le grande e maestosa Cordigliera delle Ande ad occidente e gli altopiani del Brasile ad Oriente perlano al muto osservatore del tempo.
Nel nord America, l’Altomiano del Messico, l’Altopiano dell’Utah e le montagne roccise si mostrano anche loro meticolosamente misteriose, mentre nell’Africa orientale, nel mistico paese dell?Antico volto, le alture Etiopiche, del Kenia, del Tanganica sono ancora là con tutto il prestigio della loro forza.

Ed ancora ad Occidente dell’Africa abbiamo l’Altopiano del Bibe (Angola) del monte Camerum, dell’alto Atlantide a Nord.Oveste ed il Grande Atlantide.
La massa ignea del Geoide, furiosamente turbata nella suea quiete, ebbe anch’essa la sua parte nelle formazioni montuose e vulcaniche per la enorme pressione da essa esercitata nell’intera grande distesa della crosta terrestre.
Ma il mondo, pur diverso nel volto e nelle membra, inizia il nuovo cammino evolutivo sul sentiero delle Leggi Macrocosmiche dell’Universo. L’aterrita umanità de allora decimata dalla indescrivibile forza della natura, colpita senza potersi rendere conto, da un flagello apocalittico di una portata catastrofica eccezionale, iniziò il duro cammino della sopravvivenza, conscia interiormente di una storia che mai il mondo e le generazioni future potevano cancellare dallo spirito.

Il cammino divenne più duro che mai perché il Geoide in assestamento muoveva ancora le sue membra, ora rizzando ora estendendo la sua dura epidermide. Il mondo iniziava il suo nuovo cammino roteando attorno al nuovo asse. Il nuovo equilibrio gli permetteva di iniziare, seppur lentamente, l’afetto della dilatazione. 

La sua sfericità si andava via allargando al centro. Le acque, che in un primo tempo assottigliatesi furono costrette ad invadere e sommergere gran parte della crosta terrestre, si andavano via via ritirando. L’estensione si verificava in modo raziolnalissimo. Le masse delle immense zolle di terra che erano divenute una omogenetità confusa e contorta, dagli efetti della reciproca compressione, si estendevano anche loro distaccandose e creando cosi enormi voragini ed avvallamenti.
Le acque si precitivano nei punti più bassi lasciando in tal modo le zone più alte.
Intanto, mentre tutto si assestava e mentre ogni cosa riprendeva il nuovo cammino, una nuova minaccia si profilava all’orizzonte. I nuovi Continenti che per millioni di anni portarono il grave e pesante mantello bianco dei ghiacciai, emigrati verso l’Equatore per l’efetto dello spostamento dell’asse terrestre, incominciarono a spogliarsi del pesante fardello. Il cambiamento di temperatura non consentiva più la possibilità di vita dei ghiacciai. Si verifico allora una nuova catastrofe. I ghaiacciai iniziarono a liquefarsi facendosi satrada lungo i pendii e le coste, tracciando vaste condutture naturali (Morene), formando laghi e provocando una spaventosa inondazione.
Fu propio come un grande diluvio dilagante e minaccioso.
Mentre ciò avveniva nei continenti emigrati verso l'Equatore, altra sorte si delineò per quei mari e contienti che per lo stesso efetto si trovarono verso le calotte polari: il freddo ed il candido ghiaccio li stronse chissà per quanto tempo, in una morsa gelida.
Intanto il Geoide si spingeva sempre più verso una normalizzazione, mentre l’alba della nuova umanità aveva inizio con gli scampati alla catastrofe sulle piò alte montagne del mondo, in immense caverne, con l’estrema speranza di sopravvivere.
Intanto, mentre ogni cosa tornava all’ordine superiore di riassestamento sul nuovo volto del mondo, i superstiti delle diverse razze sopravvissuti all’apocalisse, iniziarono estenuanti e lunghe emigrazioni dalle zone che li avevano lasciati vivi, peregrinando tra le insidie della natura divenuta nuovamente primitiva e selvaggia.
Nei loro volti e nei loro occhi rimase viva l’immagine del terrore, mentre a stanto affioravano nelle loro menti i cari ricordi di un felice passato nelle zolle fiorite di un Paradiso terrestre perduto.


Gli scampati del Grande Continente Mù-Tolteche, gli uomini dalla pelle color rosso cupo, vigorosi nell’arte e nella scienza, dovettero anche loro dire addio a quella contorta schiena dell’adorata terra ormai agonizzante e destinata a sparire per l’inesorabile abbassamento delle sue basi in gran parte schiante dall’immane urto.
L’Oceano Pacifico Sud e Centrale aveva ormani estesso il suo imperioso dominio.
Cosi cominziarono l’esodo, spingendosi verso le coste occidentali dell’America del Sud e Centrale (Cordigliera delle Ande a Sud, Altopiano del Messico al centro).
I superstiti dalla pelle color oro, invece, ritenendo impossibile sopravvivere per l’incalzante formazione dei ghiacciai, iniziarono lèsodo verso Sud abbandonando alla dura sorte quelle immense terre cariche di affetti, di gioie e di dolori, (Groenlandia, Islandia, terra di Baffin ed isole circostanti), allora facenti unico blocco con l’attuale Grande Isola. Le loro mete furono le zone del Labrador, Terranova, Scozia; mentre altrigruppi si diressero alle estreme Coste Orientali, allora adrenti alle attuali Coste Scandinave o verso le alture delle Alpi Scandinave e della Gran Bratagna del Nord, in quei tempi unita all’america Settentrionale con Terranova.

I superstiti dalla pelle color bronzo, del grande Continente Africano rimasero, seppur asserragliati nelle sone più alte, sulla loro terra che il cataclisma veva meno degli altri sfigurato.
Le attuali regioni della Guine settentrionale e meridionale ad occidente, e gli attuali Etiopia-Kenia, Tanganica, Mozambico, Madagascar ed isole circostanti in quei tempo facenti unico blocco con Africa ed Australia furono le loro mète, ritenute più sicure per la sopravvicenza delle loro creature.
Infine la razza dalla pelle color mimosa, la più colpita dalla sventura, dovette cercare rifugio nell’interno  di quelle nuove terre emigrate dalla calotta polare del Nord, cercando la sicurezza nelle immense alture. Abbandonavano così quel poco che era rimasto del Grande Continente Cià e che li aveva salvati dal furioso, tremendo scontro (attuali isole Filippine, Borneo ed isole circostanti, Cina orientale e Giappone ed isole circostanti allora unite).
Il Tibet e le alture della Cina furono le loro mète, mentre altri si spinsero sino alle terre dell’Himalaya.

Il Geoide aveva ripreso la sua normale rotazione intorno al nuovo asse, manifestando la normalizzazione completa del’equilibrio della sua massa. Passarono millenni e millenni.

Ricominziava così il SETTIMO sviluppo della sua vita.

I popoli crescevano e se in un primo tempo si dimostravano restii a lasciare le grandi alture ove i loro Avi avevano trovato rifugio e salvezza tramandando di generazione in generazione la terrorizante storia degli apocalittici avvenimenti, le necessità di spingersi altrove costrinsero i più audaci a scendere a valle, che le acque ormani avevano in gran parte lasciata libera. Alcuni si spinsero sino a raggiungere le rive del mare.
Le notizie di migliori posizioni climatiche e di abbondante ricchezza vegetale ed animale richiamarono l’attenzione di tutti e dimentichi delle antiche tradizioni, abbandonarono le alte montagne per costruire miglior vita nelle ricche vallate della terra.

Così ebbe inizio il periodo PRELEMURIANO che segnò per la nascente nuova umanità il ritorno a quei principi di progressi generali che dovevano poi attraverso millenni e millenni raggiungere il livello dei nostri tempo.

Il periodo PRELEMURIANO segnò una caratteristica architettura mastodontica. Il timore aveva ancora stimolato un atavico ricordo. In loro non si era spenta la scena apocalittica e construirono le grandi città protette da enorme muraglie e da Idoli altrettanto mastodontici come a voler preservarsi da un succedersi di cattivi avvenimenti.
I popoli dalla pelle color roso cupo si estendevano sempre più verso le costre dell’Çamerica Sud-orientale e Sud-Occidentale, mentre la razza dalla pelle colro oro muoveva il passo verso l’Europa centrale ed occidentale; altri gruppi verso l’America Settentrinale ed orientale. anche il popolo della pelle color brozo e quello color mimosa si estesero nei vari territori circostanti alle alture (Figura nª 2)
In tanto il Geoide si era completamente assestato, ma non del tutto. La nuova umanità ormai lontana dagli antichi giorni muoveva i primi passi verso una fiorente civiltà; ma ecco, un nuovo turbine avanza, la lenta ma inesorabile dilatazione del Geoide doveva creare ancora disastri e schianti. Le grandi zolle di terra che univano l’america del Sud all’Africa e su cui si erano incontrati per la prima volta il popolo nero con il popolo rosso, cominciavano a dare segni di inestabilità e di sgrtolamento.
In periodi distanti l’uno dall’altro, si verificarono enormi boati con aperture di enormi voragini; le acque trovando libero ingresso penetravano attraverso le nuove fenditure formando grandi insenature, pronte a balzare ancora in avanti. Sembrava che le isole si muovessero dal loro luogo.

L’estremo lembo dell’america del Sud abbandonava l’Africa lasciando libere le acque di penetrare nelle sempre più larghe fenditure minacciando seriamente le isole, di sommersione.

Le popolazioni prevedendo sorte peggiore, abbandonarono le zolle di terra divenute ormai piccole e pericolose rifugiandosi nelle coste dell’Africa e nelle coste Sud Americane in cerca di sicurezza. Ormai il tempo aveva segnato ogni cosa e, attraverso migliaia di anni, ciò che doveva accadere accadde: LA DERIVA DEI CONTINENTI, se pur lentamente, avveniva inesorabilmente.

I popoli divenivano sempre più numerosi e le necessità di scoprire nuove terre fece pionieri gli uomini più forti.
Gli scampati delle isole LEMURIE, salendo verso Nord, costeggiando in parte l’Africa ed in parte l’america del Sud, conobbero e si unirono ad altra gente progredita nell’arte e nella scienza.
L’unione della razza dalla pelle color Rosso cupo con quella dalla pelle color Bronzo diede vita ad una nuova razza, chiamata RAZZA LEMURA.

In tanto l’america meridionale si era staccata dall’Africa dall’estremo Sud (attuale Terra del Fuoco) sino alle altezze di Angola (Africa) rimanendo ancora legata dalle terre del Brasile all’attuale Congo Francese, il Venezuela e la Guiana (America del Sud), alle terre del Senegal, della Guiana francese, Liberia, Costa d’oro e Nigeria (Africa).
Le isolette LEMURE sparivano per sempre sotto le acque.
Le voragini divenivano sempre più larche e più profonde mentre le acque irrompevano copiose ed impetuose dal Sud verso il Nord.
Passarono migliaia di anni ancora ed i popoli dalla pelle d’oro si erano avventurati sempre più verso Sud penetrando nelle sconfinate e sconosciute terre dell’Alto Atlantide (oggi Oceano Atlantico del Nord).

Altrettanto fecero gli uomini della nueva razza, figli di Lemuri, divenuti forti e coraggiosi. Essi furono i più grandi in scienze e arte e la loro pelle no era né nera né rosso cupo, bensì, color rame. Essi, proveniente dall’america Centrale e Meridionale, salivano verso Nord-Ovest sconfinando anche loro nelle immense praterie sconoscitue dell’Atlantide Centrale (oggi Oceano Atlantico centrale). I popoli si spostavano rapidamente nella speranza di trovare migliore fortuna. Dall’attuale Messico, Onduras, Nicaragua, Costarica, Venecuela, Guiana, Brasile moltitudini di pionieri partivano alla aventura.
Cosi per primi gli uomini dalla pelle color rame raggiunsero l’Africa esplorando una grande stricia di terra del Constinente Atlantideo (Figura nº 3)

Raggiunsero le coste dell’Africa (Rio d’Oro e marocco) sino a tuccare le coste dell’angola bagnate dal crescente mare Atlantideo. Ma rimanevano ancora da esplorare immense distese di terra ricchissima di vegetazione, essendo questa composta di avvallmenti profondi che dal Sud andavano verso il centro sino alla’attuale Terranova, Inglhiterra, zone primitive dei popoli dalla pelle color Oro.
Più a Nord la gelida Groenlandia ancora unita alle terre dell’altro Canadà e della Scandinavia, faceva da diga naturale alle pressanti acque del Nord. Man mano che i pionieri del popolo biondo si addentravano più verso il Sud e verso il Nord Europa, quelli dalla pelle color rame si estendevano sempriù in tutte le direzioni della Azlantide dirigendosi verso Nord-ovest.
Quella immensa terra, la più ricca di tutte le terre del mondo su cui pesava il tragico destino, fu meta di incontri tra le due razze sconosciute: Bionda e Rame.
Avvennero tumulti, guerre, sottomissioni.
ma un grande essere scaturiva dall’incontro delle due razze: “L’AZLANTIDEO”; fisico robusto, color roseo bruno, alto, di spiccata intelligenza e di capacità strabilianti: ERA NATO IL RE DEI RE in un nuovo Paradiso Terrestre.
Dall’ascesa di questa nuova razza nacque la più potente generazione che l’umanità ricordi.
Quanto dico semprerà una favola ed io desidero che tale  rimanga dinanzi ai vostri ragionamenti.
Durante il perido PRE-AZLANTIDEO numerosi mezzi proveniente dal Cielo Astrale si posarono su alcune alture. Avevano forma di un uovo lucente e con capacità exxezionali.
Possedevano magiche virtù e si dicevano “FIGLI DEL SOLE”.

Furono questi che istruirono nell’arte divina gli Azlantidei e furono questi a rendere possente quel popolo.
Il Grande maestro così si esprime:
“Dalle lontane vie del Cielo si mossero Spiriti eletti e, scesi sui monti dell’Azlantide, portarono sulla terra la Sapienza dell'Eterno Padre di tutti i Cieli.
In Loro era il Paradiso, in Loro si rispecchiava l’ordine Universale, in Loro era profusa la Grande Coscienza del primo Seme di tutte le conoscenza visibili ed invisibili.
Loro furono la mano benigna della Luce Divina e per loro mezzo, Dio operà dal grande Logos che emana la Linfa della Vita, della ragione del Bene, infinito. Essi furono chiamati “Dei Solari” ed un loro omaggio il popolo adorò il suo primo, vero Dio: L’Universo, la grande Coscienza che crea con l’Eterno Suo Amore e che illumina i sentieri infiniti dei SETTE CIELI”.

Il tempo si perdeva nell'inifinito, centinaia di milioni di anni trascorsero dalla prima alba dell’umanità in questo mondo. Nessuno era più in grado di ricordare la passata generazione. Ma vi furono, in que tempo Azlantideo, uomini di belleza divina, venuti da un mondo lontano con dischi volanti infuocati, somiglianti al grande Astro Solare.
Essi edificarono il Regno di Dio sulla terra dando al forte popolo Aztantideo una Sapienza capace di raggiungere le più alte mete dello sviluppo spirituale e materiale. Furono loro gli esseri divini dal dolcissimo sguardo, Maestri dellarte Universale, conoscitori di profonda scienza, dotti nell’arte del visibile e dell’invisibile.
Essi furono adorati come Dei Solari e per essi si edificarono templi di meravigliosa bellezza.
Gli Azlantiti furono sotto l’ammaestramento di queste Divinità venute dallo spazio profondo dei cieli ed in breve tempo gran parte di quel popolo divenne il più potente ed il più ricco della terra.

La segretezza delle più care iniziacioni fu riservata a coloro che dovevano poi divenire gli eredi delle Virtù Celesti.
Questo primo periodo che durò migliaia e migliaia di anni fu caratterizzato da eventi grandiosi. La scienza, l’arte ed il commercio ebbero uno sviluppo grande e fiorente, mentre l’etica dil quel popolo raggiungeva mète tanto alte da paragonarsi alla etica perfetta dello Spirito.
Grandi metropoli nascevano con lineamenti di imparagonabile bellezza d’arte resa mirabile dalle rifiniture in oro calco, che i Divini avevano con grande facilità costrutto con la loro arte atavica.

Una di queste grandi Città sorgeva in una altura piana a Nord –Est della attuali isola “Capoverde”. In un promontorio di questa grande Metropoli si mostrava maestoso il più grande ed il più ricco tempio di tutti i secoli. Tutto in oro, esso era circondato da giardini immensi e odorosi e da mille altre bellezze. Residenza del Capo Spirituale del grande popolo Atlantideo, fu meta di coloro che ebbero la fortuna di apprendere con Amore la Saggezza Divina e gli ammaestramenti della Sua grande opera.

Le carovane numerose andavano e venivano partendosi ora dalle coste Africane ora dalle coste Americane. Il commercio si estese pure nella bassa Europa Sud-Occidentale (l’attuale Portogallo, Francia, Germania).
Il Paradiso di Dio si era in quel tempo stabilito sulla terra.
Una grande colonia forte e prospera si spostò verso Oriente edificando una grande Metropoli nel basso Nilo (attuale Egitto) facendo di queste terre zone ricchissime, allargando sempre più il loro dominio nelle vaste e deserte distese dell’alto Egitto e dell’Africa sud-orientale e sud-occidentale. In quest’ultima zona si edificò il Tempio delle Tre Porte d’oro, detto pure il TEMPIO DELLA SAPIENZA.

Lo sviluppo delle qualità psichiche di quel popolo divenne tanto otente da concedersi le falcoltà più ampie della Potenza Spirituale. Il costante equilibrio spirituale-corporale fu una educazione assidua e sorvegliata di quel popolo ormai all’apice dell’evoluzione.
La scienza dell’alchimia, esclusivo dominio della Casta Sacerdotale degli Dei Solari, rimase un segreto per il popolo, ed aconra oggi gli uomini si affannano vanamente a rendere quest’arte priva di Mistero.
In questo primo periodo l'Imperio Azlantideo ebbe un radioso, pacifico, e prosperoso sviluppo. Però la fine del primo periodo doveva essere segnato da una fatale avvenimento che il tempo aveva via via maturato; ancora una volta la superficie terrestre cominciò a tremare aprendo enormi voragini; ancora una volta l’Africa, e l’America si davano un strappo di allontanamento. Durò molto tempo la tragica seppur lenta deriva delle due immense solle di terra.
Le voragini divenivano sempre più larghe tanto da permettere sempre più alle acque di penetrare e di allargare il loro dominio.

Le parti più basse di quella terra venivano invase dalle acque. Il Sud di quel grande Continente diveniva un gruppo di grandi isole circondate dalla prepotenza delle acque in continuo agguato. Tali avvenimenti del secondo periodo, gettò lo scompiglio e la disperazione di quel Paradiso che gli uomini avevano contruito.
Molti furono coloro che prevendo il peggio si rifugiarono verso le coste dell’Africa Orientale, divenendo, per forza, preda del popolo della pelle color bronzo e sottomessi alle loro abitudini diverssisime e strane.
POSEIDONE resistette tenacemente al continuo dilagare della involuzione degli animi al cospetto delle esibizioni sessuali, che ormai avevano corrotto gran parte di quel popolo, estendendosi rapidamente verso il Centro e verso il Nord.
Sette segrete nascevano ovunque con a capo donne spregiudicate in morale e in corpo, attanigliando l’ingenuo e puro elemento che per mera avventura veniva in contatto con queste sette.
L’intervento degli iniziati non valse a stroncare la ormani mostruosa degenerazione fisico-sensitiva.

Lotte sanguinose si sussegirono lungo il tempo ponendo sotto la sferza della distruzione quel caldo giaciglio che gli Avi chiamarono: PARADISO TERRESTRE.

Ma la Grande Volontà del Vecchio Vegliardo degli antichi giorni diede al mondo l’iniziativa di porre fine al dilagare continuo dei tremendi vizi degeneratori. Avvenne che la grande Groenlandia, allora unita agli attuali Continenti Nord-orientale (Scandivania) e Nord-Occidentale (Alto Canadà) barriera naturale alle pressanti acque del Nord, comincio a dar sengi di movimento procovando immense voragini sempre più amplificate dal continuo movimento megritorio. 

Le acque, trovando modo di incanalarsi attraverso quelle enormi fenditure, si precipitò verso il Sud provocando le inondazioni dell’alto Atlantide e sommergendo gran parte di quel territorio, per sua natura molto basso, e di molto riespetto al livello delle acque nordiche.


La Groendladia aprì le porte e man mano che essa andava alla deriva, le acque furiose ed instancabili invadevano sempre più il Continente ricongiungendosi con quelle acque del Sud. (Fig. nª4).

Dell’Atlantide non rimanevano altro che poche isole qua e là sparse nell’inmenso attuale Oceano Atlantico. Molti perirono e altri sfuggirono al fatale destino. Ormai il mare era divenuto padrone della terra più ricca del globo.

Passarono ancora migliaia di anni e la grande isola del Sole, POSEIDONIA, forte ed instancabile nell’opera dello Spirito e della Saggezza Divina, risplendé più che mai come a voler dire agli uomini perdute che Iddio,irato per l’opera nefasta che avevano intrapreso, aveva permesso alle forze della materia e dgli elementi di operare distruzione e morte.

Molte furono le pecorelle smarrite che ritornarono nuovamente all’arte della pace e dello Spirito. Ma l’arte della guerra aveva reso bruti un gran numero di uomini che privi ormai di sensato amore al prossimo affilava le armi nella alture delle coste americane del Sud in preda a daliri avversi e sanguinari.
Gli attacchi continui e selvaggi sottomissero alle loro leggi sanguinarie, gran parte di quel popolo che era ritornato alle leggi ataviche degli antichi Maestri venuti dal Cielo.
Ma la lotta, seppur tremenda, fu contenuta per lunghissimi anni al di là della grande Isola di Poseidone, Isola Sacra ove il Tempio in oro-calco splendeva come un sole scintillante. Il tempo fu avverso e le orgie selvagge e abbrutite dall’arte della guerra constrinsero alla resa il rimanente e ormani decimato popolo Atlantideo.
Molti fuggirono verso Oriente (attuale Egitto) portando con sé la storia immortale del mondo e delle più sccelse conoscenze dell’arte Divina dello Spirito.
Gli invasori, occupate le isole, istituirono i loro templi di sangue e di orrore perseguitando coloro che vollero, ad onta del supremo sacrificio, gridare ancora la loro fede nell’Arte Celeste.
Nel contempo, anche i mori ed alcune tribù bionde, strinsero alleanza con in conquistatori delle isole.
Le orgie si susseguirono nello sprazzo lussurioso di incontenibile bassezza, edificando la più povera di tutte le involuzioni di tutti i tempi. I fuggiaschi che ebbero per meta le grandi distese del nilo, ritrovando i loro fratelli ormani da tempo padroni di quelle terre, ebbero asilo ed insieme instaurarono i grandi pricipii che la sorte avverse aveva messo a dure prove. Divennero potenti e, questa volta, armati e guardinghi ad eventuali imprese degli ormani nemici.
Le isole conquistate erano divenute meta di comitivi di sanguinari e di essere irruenti e selvaggi. Il delirio del sesso, della lussuria, della materialità e del sensualismo drogato, aveva reso devole ogni loro iniziativa barcollando come forsennati nelle loro stesse amarezze.

Parecchi iniziati tentarono, a presso della vita, di convertirli ma inutilmente, ormai il fango li aveva sommersi e travolti.
In questo periodo io nacqui da una famiglia iniziatica, massacrata da una turva di fanatici assasini. 
Ebbi ricovero, ancora piccolo, in una setta segretissima, ove crebbi ammaestrato dalla Verba dolcissima dei Maestri dal dolcissimo sguardo.

Un Profeta, che tale sembrava essere ma, in verità era un DIVINO del Sacro Consiglio dei Cieli, aveva detto:
“DESTATEVI !  DESTATEVI ! IL PARADISO SULLA TERRA PER COLVA VOSTRA SI È PERDUTO”.

Nessuno gli aveva creduto e quando lo sacrificarono alle più terribili torture, senza che egli spirase pur avendo il cervello fuori dal cranio............la terra tremò ed il Cielo si oscurò in un uragano spaventoso.

Il tempo ormai aveva segnato la fine.
E ciò avvene come un fulmine.

Le isole, per quello che io so, sprofondarono sommergendo milioni di esseri, rei di aver con la loro inaudita spregiudicatezza disubbidito a COLUI che sulla terra si era degnato di dare il volto, il respiro e la linfa dell’Ordine e dell’Amore Imperituro ed Eterno dei Cieli.

Così ebbe fine il grande e potente Regno degli Atlantidi che la storia ha nascosto nell’abisso del tempo e nelle ali dello spazio ove l’uomo sfiora con la sua anima, con la sua intelligenza e con il suo amore un passato, che ignorando gli appartiene.

- Signor Siragusa, lei afferma di essere stato Bahrat, uno studente di Atlantide 12000 anni fa.
Come sei venuto a conoscenza di questo fatto?
Quando?

-Non mi sono reso conto personalmente del fatto. Quella consapevolezza mi è stata comunicata.

-Quando, come, da chi?

-Dopo l'incontro con la nave in Piazza dei Martiri, la mattina presto quando ho compiuto 33 anni, ho iniziato a sentire una voce che parlava dentro di me e comunicava dati, date e conoscenze totalmente superiori alla mia attuale cultura ed esperienza.

Poi ho appreso che la voce apparteneva agli Esseri extraterrestri e che mi stavano condizionando mentalmente al fine di ricordare le mie vite passate e usare le mie conoscenze precedenti per compiere un'azione concreta in questo momento.

- Potrebbe dirci i nomi di alcuni degli Esseri che hanno svolto questo lavoro nella sua mente?

Sì. Asthar-Sheran, Woodok, Link, Adoniesis ...

- Come può affermare che erano reali e non la sua immaginazione, le immaginazioni del tuo inconscio?

Con la maggior parte di loro mi ho incontrato personalmente e li ho visti faccia a faccia, come li vedo ora lei; Ecco perché lo so. La mia convinzione non è soggettiva. È oggettiva, anche fisica.

- Che tipo di conoscenza li hanno comunicato in particolare?

Erano conoscenze di tutti i tipi: cosmogonia, teosofia, geofisica, biologia, geodinamica e biodinamica.
Ma queste comunicazioni sono state supportate nella memoria delle mie vite precedenti e nell'uso della conoscenza accumulata in tutte.

Questo è ciò che intendo quando parlo di Loro che hanno Ridimensionato il mio Essere, lo hanno addestrato a ricordare il passato, un passato che era vivo nella mia memoria.

- Con quale metodo le comunicavano tali dati e conoscenze?

Mi hanno comunicato tramite Sondaggio Telepatico, in base alla progettazione e alla scrittura.

- È stato grazie a questa procedura che li sono state date le mappe che hai del Lemuriano, di Atlantide e dei periodi precedenti?

Esattamente.
All'improvviso ho sentito il bisogno di iniziare a disegnare.
Mai prima d'ora avevo avuto un debole per il disegno o la conoscenza che mi avrebbe permesso di disegnare una linea retta.

Durante questo periodo ho visto le mappe chiaramente progettate nella mia mente, in modo che le mie mani dovessero solo muoversi e copiare.





- Hai insegnato i disegni a scienziati, cartografi, al pubblico in generale?
Qual è stata la loro opinione?

I miei disegni sono passati attraverso molte mani.

Ho persino presentato al pubblico le mie storie su Azlantide. Nessuno può fornire prove contro ...
Nessuno ricorda di aver vissuto in quel momento come io me lo ricordo. Ciò che è stato scritto, alcune delle teorie scientifiche su ciò che è accaduto a Mut e ad Atlantide, non ha nulla a che fare con la realtà o molto poco.

- Capisco che hai partecipato a conferenze scientifiche e che in alcuni di essi hai persino presentato questi progetti.
Qual è stata la reazione dei partecipanti?

È vero che ho partecipato a conferenze scientifiche.
Nessuno poteva rifiutare o respingere le mie affermazioni ...

Le cose sono successe così come li ho disegnate.
Ciò che nessuno scienziato poteva spiegare era che un semplice impiegato del dazio, senza alcuna conoscenza precedente sull'argomento, avrebbe potuto realizzare tali mappe, senza alcun modello di dove copiare, senza dati su cui passare per determinare l'evoluzione dei continenti

- Una delle vite precedenti che ha ricordato era quella di Bahrat; chi era?
 Dove abitava Bahrat?

Sotto il nome di Bahrat, ero uno studente sull'isola di Poseidon, una delle isole più grandi del gruppo che formavano l’Azlantide tra Europa-Africa e le Americhe.

Su quell'isola avevamo un laboratorio. Studiavo con precisione la deriva e la rottura dei continenti. Il laboratorio era a più di tremila metri sul livello del mare.
Le Isole Canarie sono una vestigia di quell'isola in cui ho vissuto.

- Puoi darci qualche dettaglio di quella cultura, la sua lingua, i suoi costumi?

Hanno avuto uno sviluppo scientifico di gran lunga superiore a quello attuale.

Sapevamo che si stava preparando una nuova rottura dei continenti, potremmo persino anticipare la catastrofe con il tempo e salvaguardare conoscenze e dati scientifici.

Il sistema di governo e cultura era totalmente diverso da quelli attuali.

Ma l'uomo era sempre libero di scegliere tra il positivo e il negativo. Quando questa elezione ha raggiunto il punto X del suo sviluppo, hanno avuto luogo i grandi cataclismi, la fine di alcuni cicli e l'inizio di altri.

- Atlantide era un continente compatto?

No. Era costituito da un gruppo di isole.
Potevasi raggiungere le Americhe dall'Africa con piccole imbarcazioni, di papiri. Potevano essere trasportate da un'isola all'altra.
- Quale razza abitava Atlantide?

Quella di Pelle Rossa-Sangue.

- Ci sono resti di quella razza oggi sul nostro pianeta?

Sì. Le tribù di indiani sudamericani, i tribu di Pelle Rossa e alcuni abitanti delle aree dell'Egitto sono eredi di quella razza.

- Afferma di conoscere tutte queste cose perché era 12.000 anni fa, uno studente di nome Bahrat.
Vuol dire che lei è Bahrat reincarnato?

 La reincarnazione esiste ed è un fatto universale.


- Tutti, io, ci siamo reincarnati?

Sì. Tutti vi reincarnate in ogni generazione almeno sette volte.


- Perché la maggior parte di noi non ne ha memoria?
Perché non lo sappiamo?

 È un problema di sviluppo, di evoluzione.

La consapevolezza di questi fatti viene acquisita quando viene raggiunto un livello evolutivo.

In passato, questa coscienza esisteva su questo pianeta.
La nostra generazione l'ha perso. Questa è la legge.

Eugenio Siragusa.
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